Un Castello di Immagini
Un Castello di Immagini
di Camilla Bertolino
"Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla; accumulai così parecchio materiale; posso dire che gran parte della TAVERNA DEI DESTINI INCROCIATI è stata scritta in questa fase; ma non riuscivo a disporre le carte in un ordine che contenesse e comandasse la pluralità dei racconti; cambiavo continuamente le regole del gioco, la struttura generale, le soluzioni narrative". Italo Calvino
Con "Un castello di immagini", anticipando il successivo "Teatro", Fallini incomincia ad edificare i "luoghi" della memoria. Il castello in questo caso è fatto di carte, vere e proprie "imagines agentes" capaci di innescare innumerevoli associazioni (come teorizzato nel Teatro di Giulio Camillo). Se nella "Carta della memoria" sono i titoli a confrontarsi e a confondersi gli uni con gli altri, in questo caso sono le immagini delle opere a innescare il gioco combinatorio. Le carte appaiono simili a lettere dell'alfabeto, segni che riavviano un esercizio di dilatazione e immaginazione. Ma il tutto è basato sulla precarietà, perchè un castello di carte può crollare, essere ricostruito e cambiare poichè l'arte della memoria, come suggerisce la Yates nella premessa a "L'idea del theatro", prevede sia la costruzione, sia la ricezione delle immagini, elementi che implicano un pieno rispecchiamento (cioè un condizionamento sui modi, i tempi e i contenuti della fruizione).
Nel castello il rispecchiamento è addirittura fisico: le carte (che recano l'immagine delle opere sul fronte e sul retro) si fronteggiano in modo tale che le associazioni risultano moltiplicate. Si tratta di un viaggio attraverso il tempo, le immagini e la letteratura, dal Quattrocento ad oggi, partendo dal palazzo incantato di Atlante dell'Orlando Furioso si approda al "Castello dei destini incrociati" di Italo Calvino (che nello scrivere questo testo muove dai tarocchi viscontei e si ispira al testo dell'Ariosto).
Scrive Calvino: "Provai subito a comporre con i tarocchi viscontei sequenze ispirate all' Orlando Furioso; mi fu facile così costruire l'incrocio centrale dei racconti del mio "quadrato magico". Intorno, bastava lasciare che prendessero forma altre storie che s'incrociavano tra loro, e ottenni così una specie di cruciverba fatto di figure anzichè di lettere, in cui per di più ogni sequenza si può leggere nei due sensi".
Le carte riconducono al gioco, quello dell'ambiguità, del doppio e del rimando, senza dimenticare che esse celano dei segni e possono addirittura predire il futuro del viandante, poichè si tratta di un lungo viaggio attraverso opere realizzate in tempi e momenti diversi, ora messe a confronto e "confuse" le une con le altre.
Così come Orlando attratto dall'immagine fittizia di Angelica, nell'opera di Fallini giungeremo in un castello dove ognuno crederà di vedere ciò che ricorda, ciò che ha amato e perduto, perchè qui le immagini creano "l'incanto". Ci si trova dentro un luogo fitto di simbologie che si carpiscono repentinamente e che sono destinate a svanire e crollare insieme al castello per ricomporsi dentro un'altra storia fatta di immagini.
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GALLERIA DEI TAROCCHI
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