Citazione nella citazione: "La Filosofia" di Boezio si mescola alla "Venere coi cassetti" di Salvador Dalì in un'opera che vede coesistere più elementi apparentemente discordanti. L'immagine della "Filosofia" è tratta dalla descrizione contenuta nel "De consolatione philosophiae" di Severino Boezio e illustrata molti secoli dopo dal Ripa nella sua iconologia. L'allegoria si presenta in forma di scala in quanto veicolo di trascendenza ed elevazione spirituale, dotata di libri (la conoscenza) e di scettro (il potere). Sul primo e sull'ultimo scalino compaiono il Π (pi greco) e la Θ (teta), le due lettere sono separate dai diversi gradi della conoscenza che nell'iconografia si traducono in gradini che conducono all'elevazione filosofica. Fallini reinterpreta l'immagine in termini surrealisti (tanto da citare Dalì): agli scalini applica dei pomelli in modo tale che la scala diventa una cassettiera dalla quale spunta la "Venere coi cassetti" dell'artista spagnolo. L'opera di Dalì, realizzata in più versioni, è influenzata dalle teorie di Freud, ed è un chiaro riferimento all'inconscio e al sogno.
Fallini nella sua doppia citazione evoca "il tempo sospeso" di ascendenza surrealista mettendo in relazione due immagini così diverse e lontane, quasi a reiterare l'operazione già tentata con "La sfinge davanti all'enigma di Isidore Ducasse", Fallini cerca di fermare il tempo. I cassetti rimandano poi, ancora una volta al teatro di Giulio Camillo e ai loci della memoria. Un'opera densa questa "Filosofia" riveduta, arricchita di nuovi rimandi e possibili ulteriori nessi.
Camilla Bertolino |
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