La cintura di castità rappresenta secondo la tradizione più comune il simbolo di sottomissione della donna all'uomo che facendo indossare alla propria compagna una armatura metallica sentiva garantita la propria virile incolumità. In realtà pare che le cinture di castità siano più leggenda che verità. Fallini aveva già realizzato una cintura di castità tridimensionale in occasione della mostra "In nome dell'amore" collegando l'oggetto alla trascrizione delle "Mille e una notte" e facendo così un chiaro riferimento alle vicende di Sharazad e Shahriyar. In questa seconda versione due angeli in un cielo stellato sorreggono in volo una cintura di castità in rame. L'idea della castità in questo caso è legata a un immaginario di spirituale rinuncia alle passioni terrene. L'immagine richiama simbolicamente la vittoria dei santi sulle passioni carnali. Il premio per la loro santa rinuncia poteva essere quello di ricevere dagli emissari di Dio, gli angeli appunto, una cintura di castità da indossare non come armatura protettiva ma come simbolo di vittoria sui sensi e sulla tentazione della carne.
Francesca Rusconi
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