Rivisitazione surreale della celebre "Pala di Brera" di Piero della Francesca, opera che Roberto Longhi definì " Più che una sacra conversazione un convegno solenne, preordinato e compunto, nell'aula bramantesca, prima di Bramante...". Fallini elimina i personaggi; gli unici protagonisti dell'opera (che cita puntualmente) restano l'uovo e la conchiglia che inscrive in una scatola nera, in luogo del complesso scenario architettonico dell'opera di Piero. Attorno alla Pala di Brera si sono formulate numerossisime interpretazioni, la simbologia è complessa e compaiono elementi come l'uovo di struzzo che pende all'interno del coro e la conchiglia, particolarmente inusuali e aperti ad articolate significazioni. La conchiglia appare scolpita nella calotta della semicupola che sovrasta l'esedra semicircolare, essa probabilmente è simbolo della nuova Venere Maria madre di Gesù Cristo, della bellezza eterna nonché della natura generatrice della Vergine. L'uovo ha dato adito a tante ipotesi: segno dell'Immacolata Concezione, emblema dei Montefeltro, perla, elemento legato alla storia di Leda figlia del re di Sparta. Fallini apre la scatola nera evidentemente nell'intento di cercare indizi e tracce che orientino finalmente il fruitore all'interno del dedalo iconologico dell'opera. Ma è troppo tardi: la Vergine, il Bambino, Federico e tutti i Santi sono spariti, la corda si è spezzata e l'uovo è cascato sul pavimento. Non si è concordi sull'interpretazione della Pala di Brera ma nel caso del lavoro in questione la mia personale opinione è che il recondito e complesso significato iconologico sia: "siamo fritti"...
Camilla Bertolino |
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