L'opera ci presenta un calligramma, ovvero un’ immagine composta da parole, che nel caso specifico è costituito da numeri progressivi terminanti in un lapis posto sulle labbra del dio Saturno/Cronos. La falce che il dio tiene in mano è a sua volta costituita da un calligramma che termina in una lama costruita con caratteri a stampa in piombo. Il titolo “Saturno” rinvia naturalmente alla mitologia classica che ci restituisce la chiave di lettura dei diversi elementi dell’ opera. Il calligramma con la sua sequenza numerica ci ricorda il mito di Saturno, il Tempo, che divora i propri figli ovvero le suddivisioni che ne misurano il trascorrere continuo. I numeri però non superano mai l’ uno (1,1 1,2 1,3 ecc.) poiché nel divorare le proprie parti il tempo rinnova se stesso infinitamente ridefinendo la nostra percezione del passato, del presente e del futuro. In questa circolarità si interpone però un elemento, se vogliamo, esterno quale il lapis che ha tracciato la linea di Saturno. Il lapis ci ricorda, infatti, lo stratagemma grazie al quale Zeus, uno dei figli di Cronos, fu salvato dal crudele destino dei suoi fratelli mediante la sostituzione del suo corpo con una pietra. Ecco allora porsi al termine del calligramma, ed esternamente alla circolarità della linea di Saturno, il lapis che in un gioco di parole tra la sua accezione di “matita” e della sua etimologia latina per “pietra”, segna l’ interruzione violenta del tempo circolare e l’instaurarsi dell’ era di Zeus, delle divinità olimpiche e dell’ inizio del tempo degli eroi segnati da una temporalità lineare che potremmo persino dire storica. La falce infine, con i caratteri tipografici in piombo, allude ad un motivo della classicità, che legava gli astri alle singole parti del mondo ed in particolare ai metalli, come sarà ampiamente documentato a partire dall’ alchimia di epoca rinascimentale. Dal titolo passiamo dunque all’ immagine e alle parole contenute nella descrizione di oggetti e di calligrammi attraverso la tensione che vede dialetticamente contrapposte differenti accezioni del tempo, tematiche edipiche, senso dell’ infinito e immagini di una memoria collettiva.
Enrico Ferraris |
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