Fallini, come spesso accade nelle sue opere, gioca sull'ambiguità tra scrittura e immagine, si insinua in quello spazio neutro della parola e della figura per mettere in discussione il senso comune e il significato prestabilito delle cose. Attraverso quello che i surrealisti avrebbero chiamato il meccanismo dei campi magnetici, fa sì che scrittura e immagine si contaminino l'un l'altro, producendo così un sovrappiù, o un fraitendimento del senso. E l'immagine così prodotta oscilla anch'essa verso altri sensi metaforici, cosicchè la corona dentata finisce per assomigliare ad una specie di aureola che non incanta più. L'aureola che perde il poeta nel famoso racconto di Baudelaire, e finisce nel fango, la ritroviamo qui formata da trentadue denti disposti in modo circolare. Ora però non c'è più niente di sacro, è un comune oggetto al tempo stesso demistificatorio e deperibile ( si vedano ad esempio i due denti d'oro ).
Luca Busi
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