Mario Fallini conobbe il lavoro di Luigi Ghirri quando, nel 1979, allestii una sua mostra ad Alessandria e, in seguito, ebbe occasione di incontrarlo accompagnandomi in alcuni viaggi in Emilia. Nei primi anni ’80 diedi a Mario una fotografia di Luigi perché provasse a dialogarvi, curioso di vedere come sarebbe intervenuto. La fotografia di Ghirri (Bastia, 1976) – pubblicata nel suo primo libro “Kodachrome”- mostra un manifesto pubblicitario lacerato da uno strappo dalla linea sinuosa. Nella parte superiore della foto si vede un bastimento e un cielo grigio e, in basso, il muro sabbioso di colore ambra su cui il manifesto era stato incollato. A prima vista, per via della sinuosità dello strappo, per il colore tinta carne dell’intonaco, per il mare - che non si vede ma immaginiamo ci sia -, a prima vista dicevo, il colpo d’occhio ci inganna: quello che intravediamo, complice forse un confuso desiderio, è il fianco di una donna distesa sulla spiaggia. Fallini conduce dunque il suo lavoro partendo dalla suggestione della foto di Ghirri. Ma cosa poteva unire la loro poetica, il loro modus operandi? Ghirri, a cui piacevano i giochi di parole, diceva che gli interessavano le immagini che mantenevano in equilibrio il momento della rilevazione con quello della rivelazione. Fallini, a cui sono ugualmente cari i calembour, i trompe-l’oeil e i rovesciamenti di senso, lavorando con e “su” un’opera di Ghirri riprende la linea dello strappo del manifesto - causa dell’inganno visivo – e, propriamente, la “sottolinea”, la spiega, per così dire, giustapponendovi il “rilievo” di un nudo femminile. La figura dovrebbe dare la risoluzione al rebus dell’inganno senonchè essa si sfalda, scompare nella vaghezza, “sfocandosi” per via dell’effetto prodotto dal plexiglas satinato che Fallini vi ha sovrapposto. Se nella foto di Ghirri qualcosa di oggettivamente vago insiste nel volere apparirci come nitido segno dal senso inequivocabile, la chiara, precisa figura di nudo pirografata da Fallini persiste invece nel suo mostrarsi in dissolvimento. Insomma, Fallini interviene sulla visione di Ghirri chiosandola con un’avvertenza sugli inganni dell’occhio e della mente offrendoci, al contempo, un’altra epifania.
Vittore Fossati |
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