Proteo era una divinità marina con la facoltà di assumere qualunque forma di animale o di elemento e per questo era il dio della mutevolezza. Già protagonista di un'altra opera di Fallini anche in questa seconda versione l'idea della mutevolezza viene interpretata attraverso il variare dei colori e della dimensione dei font con cui il nome del dio viene scritto. Ma questa volta Proteo viene celebrato come un re perché il suo nome, replicato più e più volte, si dispone a dare la forma a un trono sormontato da una corona. In Proteo, figura della mitologia greca, si manifestano animalità, divinità, sensualità selvaggia, ragione, intelletto e creatività. E' nel fondersi di queste componenti e nella loro mutevolezza che Proteo diventa dio, spirito e re che troneggia su tutta l'umanità proteiforme. Attraverso questa rappresentazione Fallini riflette sull'essenza dell'uomo che non è, come per Marcuse, "a una sola dimensione" ma è un uomo a più dimensioni mutevoli nel tempo e a seconda delle condizioni e delle situazioni in cui si trova a vivere. E' un'umanità che discende, come una progenie, direttamente da Proteo di cui incarna la natura più profonda. Questa seconda versione andrà a costituire un pendant alla prima versione già eseguita.
Francesca Rusconi
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