Ma questa volta non è teatro è cinema! Ritorna l'idea di "rappresentazione" e di mescolanza tra realtà e finzione. Le due ante con oblò nascondono l'allegoria del "Disegno" tratta dal Ripa e realizzata in fosforo (quindi visibile al buio), stagliata su di un fondo scuro a simulare lo schermo. La figura regge in una mano un compasso e nell'altra uno specchio, ed è cinta, come se si trattasse di una fascia, da una pellicola fotografica su cui è impressa la sua immagine. La pellicola è un elemento chiave, esemplifica i tre passaggi dell'immagine: dal disegno, alla fotografia, al cinema, una sorta di raccordo temporale che sintetizza la durata. Una delle due ante, quando aperta, mostra uno specchio, elemento ricorrente nelle opere di Fallini. Lo specchio ripete le immagini, (citando la stessa allegoria), le duplica e rimanda al gioco del doppio e del contrario, che nasce col Teatro della Memoria e trova la sua massima espressione in opere come " la Lussuria" e " la Carta della Memoria". Si tratta di un'opera evocativa, che riconduce all'emozione di entrare nella sala, anche a film iniziato, per cercarsi al buio un buon posto, ( intanto l'inizio lo si vedrà per la seconda proiezione che, se poi è bello il film lo si rivedrà per intero ). E' l'artificio di immagini "vere", che emozionano, coinvolgono e confondono finzione e realtà. Aprendo le ante lo spettatore- fruitore " entra" nell'opera e la fa vivere e allora la mente torna a film come "La rosa purpurea del Cairo", "Provaci ancora Sam", "Il settimo sigillo", "Truman show", "Roger Rabbit", "Birdman"... dove la verità è artificiale e la rappresentazione è realtà. Come le immagini i film sono eterni, si ripetono sempre uguali ma differenti nella recezione individuale, si reiterano e dilatano quel senso della durata sempre indagato e interpretato dall'artista, che forse ci suggerisce di pensare anche ai film come "loci" e archivi di probabilità e immagini combinatorie. Un'opera complessa con la regia di Mario Fellini e la cosceneggiatura del suo vecchio amico e ispiratore Cesare Ripa.
Camilla Bertolino
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