La fama per gli antichi era legata alla divulgazione orale. Mercurio era il messaggero degli dei, i talari che calza e le ali che reca in capo sono l'esemplificazione (ricorrente nell'iconografia antica) di tale preziosa facoltà. Anche in epoca successiva Mercurio esemplifica tale dote, per esempio nell'iconologia di Ripa il dio indossa le stessi vesti e si accompagna a Pegaso. Le due figure sono rappresentate insieme, simboli di trasmissione aerea della parola. Nell'opera di Fallini, Mercurio trae a sè il cavallo alato che lo insegue attirato dal mazzo di fiori tenuto dal dio. Si tratta infatti di una riflessione sulla fama fittizia, ma è sopra ogni cosa una storia inventata e tradotta in immagini. Pegaso rifiuta di muoversi, ci dice Fallini, e Mercurio trova uno stratagemma atto a farsi seguire, di fatto egli è anche il protettore dei ladri e un grande "faccendiere". L'immagine del dio inoltre è stata utilizzata come logo da una nota compagnia che si occupa della consegna nel mondo di omaggi floreali. Ritorna ancora una volta il gioco di immagini e associazioni: in un'epoca come quella attuale in cui la fama viaggia veloce, artificiale e indotta da escamotage divulgativi effettivamente le due parole fama e fame sono davvero simili.
Camilla Bertolino |
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