Il nome indica uno dei più noti giochi fanciulleschi. Le regole sono molto semplici: uno dei giocatori viene bendato, diventando così la "mosca cieca", e scopo del gioco è afferrare uno degli altri partecipanti riconoscendolo. Il giocatore "catturato" diventa a sua volta la "mosca cieca" e così via. L'infanzia, o per meglio dire il suo tempo, è un tema assai caro all'opera di Mario Fallini che ha dedicato alcuni suoi lavori a soggetti legati al mondo del gioco e della fanciullezza. Il gioco riporta l'uomo adulto a una dimensione nostalgica e al tempo stesso a una sospensione temporale rispetto al contingente e alla realtà. Ancora una volta è dunque il tempo, qui filtrato attraverso la metafora del gioco, a essere protagonista della riflessione dell'artista. Secondo le regole della "mosca cieca", nell'opera è rappresentato un profilo di giovane con gli occhi bendati. Davanti a lui è una mosca che viene trafitta dalla spada di un altro "giocatore", una rana. Come sempre nel lavoro dell'artista anche le parole e i modi di dire vengono scomposti nel loro significato oggettivo e specifico, secondo la semantica. In quest'opera, quindi, è davvero la mosca a essere accecata traslando così dal gioco al reale figurato? Chi è a questo punto la "mosca cieca"? E soprattutto quali sono ora le regole del gioco?
Francesca Rusconi
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