L'opera è l'espressione di un esperimento mancato, forse di un tradimento. La fotografia, realizzata da Enzo Bruno, attraverso filtri proietta fasci di luce che realizzano campiture colorate nel tentativo di riprodurre la "cauda pavonis", la coda del pavone (che significa cambiamento, un'altra maniera di essere sia interiore che esteriore). Nuovamente dunque, entra in scena l'alchimia. In questo stadio della mutazione il metallo assume una colorazione iridescente comprendente molti colori. (trattandosi della tappa intermedia fra Albedo e Rubedo, dal bianco argenteo si passa prima al multicolore e poi al rosso). Nel lavoro di Fallini la cauda pavonis è data dai colori proiettati e allusa dal volatile pirografato sul cilindro in legno, ma si tratta di un inganno: i colori non sono riusciti e non appartengono a questa fase alchemica, il rosso è un fucsia. A suffragare il mancato successo dell'esperimento si può notare che l'uccello non è un pavone ma un fagiano, l'operazione dovrà quindi ricominciare. La ciclicità del processo alchemico è insita nella presenza del cilindro su cui sono scritte in verticale le diverse fasi ( alba, giorno, tramonto, notte ), mentre l'uovo di pavone, sovrastato da una piuma, sembra schiudersi e ricondurre al principio della creazione. Rinascerà un pavone, riuscirà il prossimo tentativo? Non ci è dato sapere. I colori hanno tradito i due alchimisti. Mario Fallini ed Enzo Bruno dovranno ricominciare, il primo con la realizzazione di un'opera nuova, il secondo con un'altra infedeltà, ancora seguendo il detto: " traduttore traditore" ( tanto che le sue fotografie in alcuni casi impongono un significato che esula dagli intenti di Fallini e talora conquistano una libertà interpretativa che le rende opere d'arte autonome rispetto al soggetto riprodotto).
Camilla Bertolino |
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