"Micropsichia", realizzata trenta anni fa, costituisce una importante anticipazione del "Castello di immagini" e del "Teatro della memoria". Nell'opera in questione numerose immagini fotografiche di lavori realizzati in precedenza appaiono miniaturizzate in una sorta di caleidoscopio, da osservarsi attraverso uno strumento che è al contempo lente di ingrandimento e attrezzo alla misurazione. L'atto del guardare coincide con una ricostruzione mnemonica in cui i percorsi narrativi, sintetizzati in immagini, si mescolano e si confondono. La lente risulta essere lo strumento di lettura che permette di passare dall'universale al particolare; l'opera offre una visione aerea, è la carta geografica di un territorio fatto di immagini entro le quali esistono una o più storie ( i nessi ). In "Micropsichia" come nel "Teatro della memoria" , secondo la lezione warburghiana, i diversi temi e tempi si sovrappongono, qui anche visivamente e si passa dalla percezione indistinta alla descrizione: la lente e il teatro sono "contenitori". Con lo stesso intento in altre opere l'idea della molteplicità si manifesta attraverso l'ambiguità delle immagini, la visione sfalsata, il gioco del doppio e l'anamorfosi. La lente e lo strumento di misura sono elementi che servono ad orientarsi entro un microcosmo di simboli e figure. "Microscopia" apparentemente costituisce l'esatto contrario della "Carta della memoria" di Fallini (dove i titoli compongono l'immagine) ma in realtà entrambe le opere sono guidate dal medesimo intento artistico e narrativo.
Camilla Bertolino |
|