IL CATALOGO
ARTI VISIVE PROPOSTE
testi | Marisa Vescovo; foto | Enzo Bruno
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Mario Fallini
Mario Fallini è uno di quei giovani artisti che da tempo, in solitudine, si concentrano attorno ad un nucleo tematico-concettuale di decodificazione-esplorazione della materia e dei suoi simboli, dell'alchimia come metafora della creazione attraverso l'analisi dei materiali e della psiche, l'unione tra il fisico e mentale. Le cinque opere esposte in questa mostra torinese rappresentano un ciclo ben definito del lavoro di Fallini in questi ultimi anni, il dittico "da fuoco al fuoco e Mercurio a Mercurio" e la serie delle "Spose" ne è il “centro” irradiante, infatti sia la tecnica del messaggio ne sono i prodotti manifesti, inscrivono il sintomo dell'arte in un flusso corporale, erotico, che si blocca nelle nevrosi di gesti contraddittori, sono l'investigazione continua di una biografia, più che il deposito dell'abilità di una visione visionaria, alludono ad una estetica in luce, ma ci consegnano soprattutto ad una tecnica in ombra (la notte oscura dell'arte nell'artista).
Innanzitutto diciamo che la tecnica è la pirografia, ovvero essa è per Fallini il medium è il messaggio. Essa consiste nel penetrare con una punta rovente il materiale-legno, il fuoco diventa l’agente di una trasmutazione erotica, aggressiva, panica, bruciante del legno che subisce così una profonda metamorfosi. Ma sappiamo anche che il legno può essere l'emblema della donna: nella lingua latina "mater” significa costruire con il legno (dualismo corpo / anima o duplicità maschile femminile, scissione natura/cultura). Quando il fuoco penetrando nella carne nel chiaro del legno compie funzioni oscure, dionisiache, le immagini sessuali però restano chiare; sappiamo che nei libri di alchimia si legge sovente del matrimonio del fuoco e della terra (elemento femminile), nel suo significato materiale, nel suo significato poetico, nel significato inconscio di potenza generatrice.
Se pensiamo i neri della pittura, da Caravaggio a Rembrandt, essi sembrano "prodotti" del fuoco. Il fuoco lascia sempre qualcosa di vivo e ardente nei corpi che hanno ricevuto la sua rovente impressione, sia come principio organizzativo (pensiero) che come materia, che si saldano in un unicum senza privilegiare niente di particolare: si produce tuttavia una metamorfosi trasmutazione, connessione tra materia e spirito. Ma questi nuovi alchimisti dell'arte chi sono?
Fallini dimostra che essi sono quelli che rifiutano il fine estetico e recuperano quello conoscitivo, sono quelli che utilizzano il patrimonio mitico e artistico come testualizzazione di figure dell'inconscio, sono quelli che hanno la volontà di tracciare una topografia del desiderio, una storia del soggetto, e coltivano quindi una "seconda vista". La temporalità della nostra odierna riflessione sul passato non è pleonastica o strumentale, non è una barriera da superare, bensì il terreno stesso su cui si radica movimento riflessivo. Questi nuovi costruttori di metafore, - un mezzo per tendere a una finalità del discorso - si identificano però in un lucido lavoro di recupero-assunzione della Storia dell'arte, come lettura critica e distanziante dell'arte, il che non vuol dire ri-scrittura, ma collegamento, rinnovamento di un clima comprensivo di una "unità", conquista attraverso la separazione, nella varietà degli aspetti fisici, psichici, ideali e materiali.
Per Fallini l'arte ha cessato di essere un'affermazione comune, una tranquilla meraviglia collettiva ma tende ad individuare una pratica che ricerca a livello di senso, materiali di linguaggi già acquisiti e li rovescia nella costruzione di un'idea, che esclude tautologia estetiche, e quindi non istituzionalizza il solco molle del rovesciamento di Duchamp. Marisa Vescovo
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