Sarebbero sicuramente utili le accumulazioni verbali di un Arbasino per descrivere le fantasmagorie allegoriche che quest'opera è in grado di sprigionare, perché si viene continuamente spostati da un simbolo ad un altro; un significato rimanda al successivo in una progressione senza fine. Sarebbe forse il caso di studiare gli eventuali paradigmi per una metaforologia falliniana. Il monogramma divino del triangolo e dell'occhio, metafora esoterica della potenza creatrice, della vita che si sprigiona, viene qui rovesciato con il vertice in basso (accompagnato da un più prosaico uovo "all'occhio di bue"), migrando verso la rappresentazione dell'apparato genitale femminile. Ma la naturalità del sistema vira verso suggestioni più artificiali e tecnologiche, lasciandoci immaginare una fecondazione in vitro, nonostante il delicato perlage del triangolo vitreo ci suggerisca il contrario. Ambiguità irrisolta di erotismo e tecnologia... Il tutto in confezione regalo. Insomma elementi religiosi ed erotici coabitano, perché Amor Sacro e Amore Profano convivono non solo "in vitro" ma soprattutto "in vivo".
Luca Busi |
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