La contrapposizione purezza-contaminazione ci spinge a ravvisare nell'opera ciò che è puro e ciò che è contaminato. Siccome siamo nell'ambito della contrapposizione prevalente bambino-adulto, saremmo spinti a vedere la purezza nel fanciullo e una qualche contaminazione nel "grande". Ma non è affatto così e in questo sta il valore destabilizzante dell'opera: chi è puro per definizione sta compiendo l'azione contaminante espulsiva per eccellenza (espulsione come metafora dell'espressione creativa). Nel quadro la figura del bambino non solo è forata come nella serigrafia ma è anche illuminata posteriormente da una luce fredda a intermittenza. Allora ci accorgiamo che figurativamente l'attenzione viene polarizzata non su una, ma su due radiografie, perché l'immagine del fanciullo nel ventre del medico va vista come una radiografia, delle due la più importante, a giudicare dall'espediente visuale a cui ricorre l'autore. L'adulto, che dovrebbe essere maggiormente contaminato dalla vita, è tutto vestito di bianco e sembra sbandierare il valore stesso della massima purezza, ravvisabile nella morte, simboleggiata dallo scheletro ( ci piace ricordare il fatto che Alberto Savinio termina "L'infanzia di Nivasio Dolcemare" con il concetto della morte come verginità suprema, sostenendo che non ci può essere finale migliore per il suo libro, anzi per qualsiasi libro). Mario Mantelli
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