L' arco di legno, alto quattro metri e mezzo per tre metri di base, collocato nella cappella di sinistra della chiesa barocca , è l’eco di altri archi retrostanti, in muratura e dipinti, di un’architettura che richiama in piccolo la soluzione delle cappelle laterali della chiesa del Carmine di Filippo Juvarra a Torino. Arco, dunque, come eco di echi, ma contemporaneamente arco come ascolto, per via della sua forma che richiama il padiglione dell’orecchio. Ascolto come attesa, anzi, presentimento. Giorgio de Chirico dipinge l’arco dandogli un significato di presentimento, citando al proposito il pensiero del filosofo Otto Weininger. L’arco come simbolo di incompletezza, come metafora della vicenda umana che trova nel nostro caso compimento nel Cristo, non a caso posto al di sotto dell’arco come altra e definitiva chiave di volta a chiusura di un cerchio ideale. L’arco di cui parliamo è nella fattispecie un portale di legno tinto di bianco. Il portale, la porta in genere, è realtà terza, separatoria fra due spazi, che possono essere il mondo dell’ Immanenza e il mondo della Trascendenza oppure l’Avanti Cristo e il Dopo Cristo: ciò è ancora confermato dal fatto che alla base del portale sta la statua del Bambino Gesù. Teniamo infine presente che l’arco è un tema ricorrente nell’iconografia della Natività, in genere come rudere di un palazzo, che rappresenta il mondo antico in dissoluzione. [leggi tutto]
di Mario Mantelli |
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