L'opera è stata realizzata in tre versioni: pirografia, vetro fuso e serigrafia su perspex. L'avverbio latino passim significa "qua e là" ma anche "senza ordine". Il tema è riconducibile alla ricerca sulla scrittura perseguita dall'autore. Nell'opera il passim è citazione in cui il significante si sovrappone al significato entro una proiezione ortogonale che ripete sè stessa. La citazione muta in base allo scorrimento del tempo, assumendo una valenza sempre diversa nello spazio. In tal modo la forma varia in base all'interpretazione (il diverso punto di vista dell'oggetto che offre la proiezione ortogonale). Nella rilettura, quindi nella ripetizione, le parole cambiano, così come avviene che il senso di un testo possa variare nel corso dell'esistenza del lettore. La versione in perspex, grazie alla trasparenza del materiale, mostra una ulteriore variante: la luce attraversa l'opera e genera, con l'ombra, una successiva proiezione. E' un passim della luce che, con la scritta prodotta in uno spazio altro, passando dalla terza dimensione, approda alla quarta. Il passim diventa una meridiana, disegno che segna il tempo in base ai movimenti che le ore, passeggiandovi sopra, suggeriscono. Opera realizzata negli anni settanta, va vista anche in riferimento al contesto artistico e culturale del periodo, in particolare il post-moderno e il citazionismo .
di Camilla Bertolino |
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