IL CATALOGO
LA PROMESSA SPOSA
testi | Francesca Rusconi; foto | Enzo Bruno
L Le tre opere - La Promessa Sposa, Il padre della sposa e Il letto di Procuste – si possono leggere come un ideale trittico sul matrimonio. La prima delle tre opere, La Promessa Sposa, si compone di un a veste nuziale in seta su cui è stato trascritto per intero il romanzo manzoniano de I Promessi Sposi. Il testo originale è stato scansionato e memorizzato da un computer che ha poi provveduto alla sostituzione dei caratteri stampati con quelli scritti dalla mano di Mario Fallini in modo da rendere sul tessuto la scrittura dell’artista. Il testo va così estendendosi sulla superficie della veste che, per contenere tutti i capitoli del romanzo, si compone di un lungo strascico come per ogni abito da sposa secondo la tradizione. La stampa è stata eseguita dalla ditta Plug – in mentre l’abito è stato realizzato da Orientina Regalzi. Di solito dove c’è una sposa c’è anche Il padre della sposa che rappresenta la seconda parte dell’ipotetico trittico matrimoniale. Anche in questo caso si torna alla parola scritta che però qui disegna. La figura del padre è resa con la forma del calligramma. Fallini ha dato vita all’immagine trascrivendo per intero la fiaba di Andersen Il babbo ha sempre ragione. Entro una cornice vediamo la figura del padre, uomo distinto ed elegantemente vestito per l’occasione. Indossa un tight e tiene in mano un paio di guanti. Ma in realtà questa è solo l’apparenza. In un gioco di svelamenti Fallini scosta la prima cornice che mostra una seconda immagine. Ironicamente l’uomo è in canottiera, mutandoni, indossa reggicalze e tiene le mani a coprirsi con pudicizia. In un continuo gioco tra tradizione e luoghi comuni dissacrati, l’artista ironizza su uno dei clichè del matrimonio: le spese spettano alla famiglia della sposa. Così il povero padre dopo aver reso possibile il matrimonio della figlia resta letteralmente in mutande. In consonanza con il racconto di Andersen, che dà forma al disegno di Fallini, le usanze borghesi sono messe in discussione attraverso una pungente ironia. E, infine, ne Il letto di Procuste, opera concettualmente stratificata, si fondono riferimenti alla mitologia, alla tradizione culturale e all’ironia dissacrante. Nella mitologia classica il gigante Procuste veniva definito lo stiratore perché era solito stendere le sue vittime sopra un letto molto lungo e stirarne le membra fino a raggiungere le estremità del letto. Per estensione con il termine Letto di Procuste si intende indicare il tentavo di ridurre le persone a un solo modello e a un solo modo di pensare e di agire ma anche indicare una situazione difficile e intollerabile. L’opera di Fallini si compone attraverso l’assemblaggio di diversi materiali: il legno, che forma la struttura del letto, il vetro sabbiato e decorato della testata, i chiodi, che ricamano un pungente decoro di un copriletto, e i petali rossi. L’opera, che rientra nell’ambito del filone erotico, diviene così la parte conclusiva del trittico per il suo collegamento alla sfera nuziale. Il riferimento diventa evidente osservando nel suo complesso le diverse parti del letto. Sulla testata sono raffigurati due putti, rimando al dio dell’amore, che dispensano petali. Questi, di colore rosso, si materializzano sul copriletto di spine a richiamare il sangue. Duplice può essere l’interpretazione. Infatti il letto può riferirsi alla prima notte di nozze e alludere così alla verginità della novella sposa, riferimento questo a quei luoghi comuni che vengono messi in discussione e dissacrati dalle opere dell’artista. Il sangue però può alludere anche al dolore e alla sofferenza. Infatti il copriletto su cui i petali si adagiano è un inganno: all’apparenza decorato con raffinatezza e preziosità, vero piacere per gli occhi, svela la sua natura graffiante che lacera e ferisce. Queste tre opere, analizzate nella loro complessità di riferimenti e di contenuto, sono una amara riflessione sul matrimonio e sull’immaginario di riti e tradizioni che lo accompagnano ma che non hanno nulla a che vedere con la sua vera essenza. Per ipotizzare una possibile comprensione del messaggio è indicativa la scelta di Fallini di rappresentare Il padre della sposa con la favola di Andersen dal titolo Il babbo ha sempre ragione. La morale della favola, che sembra contenere un messaggio per la salvezza della vita coniugale, dice: […]La storia vale infatti tant’oro, quando la massaia riconosce e fa riconoscere che il suo vecchio (il marito) è il più savio, e che quando egli fa è sempre ben fatto […]. La conclusione dal sapore decisamente maschilista nasconde, forse, ben altra verità. Non è che il quieto vivere di una coppia si basa sull’abilità della moglie di far credere al marito che lui ha sempre ragione quando in realtà è lei a gestire la famiglia? A Fallini l’ardua sentenza. Francesca Rusconi
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