Se non fosse che il tema voyeristico si impone quasi a titolo di legge, si direbbe che l'argomento principale di quest'opera sia l'ambiguità. Innanzitutto perché è indeterminabile il soggetto dell'immagine, e cioè se sia il fotoreporter traslucido oppure il fruitore momentaneamente assente dalla doccia. Presenza/assenza dell'uno e presenza velata dell'altro, in ogni caso entrambi si richiamano rispettivamente, l'uno non può esistere senza l'altro, devono necessariamente coabitare in quello spazio per significarsi a vicenda. E poi vi è una ambiguità del tempo: il fotoreporter è latore dell'immagine che si confonde nel ricordo oppure è opportunamente appostato per una immagine da cogliere non appena se ne presenti l'occasione? Insomma è testimone del passato o cronista del futuro? Sta di fatto che noi lo vediamo pronto per il suo safari metropolitano, con fare professionale e attento, in agguato tra le erbe come un predatore, armato di tattica paziente, col suo mimetismo trasparente e quasi invisibile in attesa dello scoop.
Luca Busi
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