CARLO PESCE - RIVISTA SEGNO
LO SCRITTO
Rivista Segno/sett-ott 2002
testo | Carlo Pesce
D i fronte a quanto proposto da Mario Fallini allo Studio Vigato di Alessandria si è colti da una specie di piacevole capogiro. Infatti, si percepisce che ciò che si sta per intraprendere è un piccolo viaggio, un viaggio in luoghi chiusi, non dentro una stanza, alla maniera di Xavier de Maistre, ma attraverso alcune stanze, una serie di ambienti noti (forse sarebbe meglio parlare di "ambienti presumibilmente noti"), dominati dai segni di una angosciante tranquillità. La camera da letto, l'ambiente che per primo si presenta al visitatore/viaggiatore è dominata da una piacevole inquietante penombra. Un letto e una libreria completano il rassicurante locale nel quale, abitualmente, si trascorrono piacevoli momenti. Due putti trasparenti sul vetro sabbiato della testata del letto lasciano cadere rossi petali di rosa sul damascato del copriletto. Tutto concorre a creare i presupposti di un desiderabile riposo. Ma il damasco è fatto di chiodi e i petali, forse, sono gocce di sangue che l'ignaro potenziale dormiente ha lasciato sulla coperta. Un contenuto sconforto si appropria dell'animo di chi si era lasciato coinvolgere da quella tiepida sensazione.
Nemmeno i libri, ridotti ormai a fotografie, inutilizzabili icone di se stessi, potrebbero spiegare il perchè di ciò che è accaduto. Le certezze della formazione culturale, i presupposti di una determinata valenza estetica sono ormai soltanto oggetti di arredamento, silenziosi "signori" impilati uno accanto all'altro, evocanti il sunto del sunto di un contenuto. Nemmeno la televisione, bloccata nell'eterna ripetizione di un fotogramma del film di Antonioni "Professione Reporter", riesce a comunicare qualcosa. E' il buio culturale, lo spazio della tarantola che si riflette nella trasparenza della sua ragnatela sui muri dell'ambiente attiguo alla camera da letto, è l'impossibilità di spiccare il volo, poichè la farfalla , simbolo di un muoversi libero e creativo nell'aria, è infilzata da un ago, costretta a terra, un orrore che conduce all'esplosione luminosa della stanza dei bambini. Tutto è apparente allegria, i colori sono gioiosi, tutto è coperto da una dolciastra patina di zucchero. Il bambino cresce nell'osservazione dei tradizionali valori di Dio ( un monocolo accecato per il distacco della retina) Patria (un tricolore fatto con le tinte del misto frutta pistacchio/limone/ fragola), e Famiglia (ben rappresentata dalla sublimazione del libro Cuore, best seller insuperato per il buon ragazzino nella stagione rosea della sua esistenza). Il bambino cresce bene, riempito di cibi ipercalorici e dissetato da bibite peptiche, un pollo d'allevamento, un'oca costretta a mangiare, per diventare grasso come un maiale, un maiale che ha tutto, che può aprire ogni porta che può avere da mangiare anche le proverbiali perle. Purtroppo, però, lui non è in grado di capire il valore della perla, e dopo averle fagocitate, le vomita,restando solo, con il suo grasso superfluo.
Il senso complessivo della mostra di Fallini costringe ad una spietata meditazione della società, una società che vive nella sicurezza delle mura domestiche, che ha contatto col mondo solo attraverso lo schermo televisivo, che fa sfoggio di una cultura"d'arredamento" e che vive male. L'aspetto più sconfortante, poi, è che lo sa,ma non fa nulla nè per migliorare nè per migliorarsi, nemmeno cercando di offrire una visione critica dei valori durante il periodo in cui educa i figli che divengono animali da cortile, abbagliati dal miraggio del benessere. Affiorano tremende, per la società occidentale, le avvisaglie di una crisi profonda, nascosta ironicamente dai colori e dall'arte di Mario Fallini.
Carlo Pesce
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CHIARA GUIDI - CATALOGO
IL CATALOGO
Le Due Stanze/
testo | Chiara Guidifoto | Enzo Bruno
“Monsieur Gide, a che punto siamo con il tempo?”“Sei meno un quarto” "(Arthuy Cravan)I l libro dei nonsense, è quella letteratura che nei brevi versi, nelle brevissime composizioni, nelle veloci righe, ci parla non solo dell'ironia, dell'incongruo, ma del paradosso, dell'assurdo, gettandoci verso quel sorriso lungo, quel sorriso che continua e che induce "a farci riflettere", prolungando in noi quel divertimento fatto di assonanze, di osservazioni e di pensieri linguistici che si sovrappongono. È l'idea matura del gioco, un gioco fatto da grandi. Il gioco che Breton, Duchamp, Man Ray, avevano praticato, sondato e reso la principale riflessione del loro lavoro. Avevano scoperto quel lato del fare arte che sollevava perplessità, dubbi, mettendo così in discussione, nella breccia dell'ironia, tutta la disciplina del fare arte.
Mario Fallini nuovo e rinnovato lettore del nonsense, grande affiliato alla dottrina della logica dell'incongruo, felice e fedele erede bretoniano, propone sculture, bassorilievi, oggetti, installazioni che più della materia provano il loro significato. La provocazione nei lavori di Fallini invece è fatta dalla materia stessa (vetro, legno, ferro) che, sperimentata e provocata, viene "messa alla prova" per permeare lo stesso soggetto di altro senso e di altra visione. I soggetti nascono anche dalle stesse parole, dal loro stesso significato, ma soprattutto dalla stessa volontà della loro segreta destinazione. Fallini predestina nel lavoro la fortuna dell'uomo sognatore definitivo, l'uomo "scontento della sua sorte, fa a stento il giro degli oggetti di cui è stato portato a fare uso". C'è sempre l'idea del gioco, dell'aspetto ludico dell'impossibile, del verosimile. Così sia la stanza dei giochi, come la camera da letto hanno messo alla prova il loro significato mentre contemporaneamente provocano la materia.
Procuste è stato estetizzato con i sogni da "1000 e una notte", ma nessuna mitologia, nessun sogno, nessuna leggenda, nessuna storia, può essere praticata. Il grande letto, un letto matrimoniale da sogno, è reso realtà impossibile di felicità e di incontri, nella sua stessa impraticabilità: il floreale - un motivo floreale di 58.000 chiodi - è copriletto/opera/incongruità. Il lavoro ha reso mite il dolore, ha rovesciato la funzione, ha portato l'arredo a una forma di coscienza per questo "letto d'artista" che misura l'arredo con l'essere artista, dove anche i libri (le fotografie dei libri), sono una vera bibliografia dell'artista. Liquidati i limiti delle funzioni, la nuova meraviglia di questo oggetto resta nell'impraticabilità e nelle decorazioni rese prive di fiducia. La letterarietà è per Mario Fallini nuovo esercizio da praticarsi con le sole pratiche dell'artigianalità, del lavoro creato con la cura e i tempi, di una materia che deve essere lavorata, dopo essere stata interrogata e provocata. Procuste resta perfetto nel suo essere arredo: il chiodo diviene fiore, ma la verità bretoniana dell'uomo sognatore definitivo resta ugualmente perfetta, e per questa volta ancora veramente possibile. Chiara Guidi |