Lussuria
di Camilla Bertolino
"Opera che mostra, forse più di ogni altra l'intento di trasporre l'idea nella materia, si tratta di un lavoro in cui la scelta dei materiali deve essere vista alla stregua della scelta iconografica e formale. La "Lussuria" è stata realizzata in due versioni: la prima in pirografia e cera lacca, la seconda in legno e chiodi. Entrambe, se pure diverse, mostrano l'allegoria della lussuria tratta dal Ripa. Essa appare come una donna ricciuta e accattivante, avvolta da un drappo che copre appena il pube. La figura si trova seduta su di un coccodrillo (che nella simbologia egizia era legata all'eros) mentre sulla sua mano poggia una pernice. Emerge subito l'accezione fortemente negativa della lussuria, sottolineata nella prima versione dal recto della figura campita da ceralacca, calamite e altri materiali e visibile perché riflessa da uno specchio retrostante, nella seconda versione enfatizzata dalla presenza di chiodi che tracciano la figura. Il recto costituito di diversi materiali vuole alludere all'idea del caos primordiale, rappresenta, concretizzandolo, il magma informe dell'inconscio e dell'istinto primario che riaffiora ma riconduce anche alla carne, alla lascivia e all'impurità. Nelle rappresentazioni simboliche medioevali, il vizio capitale prende spesso sembianze antropomorfe, utilizzando temi figurativi stereotipati: la lussuria è identificata con la donna e accostata ad animali considerati malvagi, ripugnanti o subdoli. I vizi e le virtù sono categorie essenziali nelle rappresentazioni cristiane. Sono un tentativo di codificazione della realtà terrena attraverso categorie morali e si inscrivono necessariamente all'interno di una prospettiva escatologica. Considerando la innumerevole quantità di esempi che ci offre l'arte medioevale (pensando soltanto alla scultura romanica), l'alternativa fondamentale salvezza/dannazione è sovente resa attraverso la lotta tra virtù e vizio che si fronteggiano oppure attraverso l'accostamento bene-male, bello-brutto reso attraverso l'iconografia. La figura chiodata si staglia su un fondo oro, ad accentuare la preziosità e la gradevolezza dell'immagine. La dicotomica contraddizione piacere-vizio è sottolineata dal gioco del doppio. In un'opera l'immagine davanti è bella e sensuale ma cela sul retro una parte frammentaria fatta di materiali malleabili, indistinti e sensibili alla "deformazione", quasi vocati all'anamorfosi.".
Nell'altra opera il dualismo bene-male è dato dalla contrapposizione tra le lusinghe dell'oro e il castigo dei chiodi. Qui l'allegoria è acuminata, al contempo seducente e pericolosa, ancor più vicina al binomio amore-morte. In entrambi i casi emerge un'immagine ambivalente costruita sull'idea del doppio e del suo contrario, espressa attraverso differenti percezioni temporali ma affine nel contenuto: lo specchio ci restituisce il retro, si attraversano dunque due passaggi visivi, mentre i chiodi della seconda versione producono una percezione immediata attraverso un'immagine concentrata, formalmente e contenutisticamente. Va inoltre considerato che i chiodi, elementi ricorrenti nelle opere di Fallini, sono riconducibili a quell'eros inquieto esplorato in varie opere dall'autore e di cui "il letto di Procuste" rappresenta forse l'esempio più eloquente. Quello raccontato da Fallini è un eros sfaccettato, talora visto come gioco divertente guardato con ironia da un autocompiaciuto "feticista un po' burlone", dall'altro è un eros inquietante, tagliente e lacerante, elementi enfatizzati appunto dalla presenza dei chiodi. Non ci è dato sapere se si tratti di un atto di moralistica condanna del vizio. Lo specchio e il tema della duplicità assecondano la continua ricerca del rimando e della pluralità di significati e possibili nessi che vede nel teatro di Camillo (dove lo spettatore si trova al contrario rispetto al tradizionale teatro antico) la sua più completa espressione. In entrambi i casi si tratta di una contrarietà gemella, le due immagini sono parte di un tuttuno, elemento espresso in modo manifesto nella versione con chiodi e in modo più recondito ed enigmatico nella versione "doppia".
Lo specchio mostra la doppia faccia del piacere, il riflesso dello specchio è illusorio e tale illusorietà cela il mistero insito nell'emblema. La lussuria esplicita il legame piacere-morte e va vista in stretta relazione con il tema della "vanitas". Lussuria è comunque illusione, mera apparenza ingannevole, ed entrambe le opere esprimono l'assoluta inseparabilità dell'antitesi e la vocazione fortemente teatrale e ambigua dell'allegoria.
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