L'intera opera di Fallini persegue una particolare forma di realismo, che non è dato una volta per tutte ma viene conquistato per via metamorfica. Ne "Il Milione di Marco Polo" e in altre trascrizioni le parole dei libri acquistano un maggior realismo con l'essere disposte in modo da formare figure e scene tratte dalle opere. In "Testa e croce", invece, si mette in scena l'Arcivernice di Pier Lambicchi, che trasforma le immagini in realtà; non solo: si fa risalire di un grado il realismo insito nelle famose strisce di Giovanni Manca. In queste ultime infatti l'immagine diventa realtà, ma è pur sempre una realtà disegnata. Nel Pier Lambicchi di Fallini la moneta toccata dalla vernice magica diventa moneta vera. Inguaribile ipertrofia degli artisti! E' come se Fallini ci dicesse che il vero Lambicchi è lui, che l'inchiostro della sua acquaforte ha compiuto la magìa di far comparire la moneta vera (tanto vera che è dell'epoca della creazione di quel personaggio). Bella antimetafora di certa economia di oggi, che della ricchezza fa carta. Fallini, invece, dalla carta fa uscir fuori la moneta vera. Operazione alchemica riuscita! Bella ricerca di una dimensione ulteriore. Questa moneta a tre dimensioni, nell'universo bidimensionale di Lambicchi, deve apparire al povero Pier sconvolgente come la sfera che rotola nell'universo piatto di Flatlandia del reverendo Abbot. Aspettiamo dunque Fallini, autore di opere bidimensionali e tridimensionali, al varco di un suo prossimo approccio alla realtà quadridimensionale e siccome essa non si può conoscere che attraverso sviluppi tridimensionali, è facile profezia dire non solo che la sua attività avrà degli sviluppi, ma che essa avrà per oggetto gli sviluppi.
Mario Mantelli |
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