"Spero che tu sia rimasta accanto al telefono, che se qualcun altro ti chiama lo preghi di riagganciare subito in modo da tenere libera la linea: sai che una mia chiamata può raggiungerti da un momento all'altro... E' raro che l'operazione riesca al primo colpo: non so quanto dureranno le fatiche dell'indice inchiodato alla ruota, le incertezze dell'orecchio incollato alla buia conchiglia... Tutti telefonano a tutti a tutte le ore, e nessuno riesce a parlare a nessuno, gli appelli continuano a vagare su e giù per i circuiti di ricerca automatica... solo in una telefonata interurbana, o meglio internazionale, possiamo sperare di raggiungere quel modo di stare che viene definito di solito come "stare insieme"... parto per poterti telefonare ogni giorno, perché io sono sempre stato per te e tu sei sempre stata per me l'altro capo di un filo... Ci telefoniamo perché solo nel chiamarci a lunga distanza... si perpetua il primo richiamo della lontananza, il grido di quando la prima grande crepa della deriva dei continenti s'è aperta sotto i piedi d'una coppia di esseri umani... mentre l'uno su una riva e l'altra sull'altra... cercavano col loro grido di tendere un ponte sonoro che ancora li tenesse insieme... Da allora la distanza è l'ordito che regge la trama d'ogni storia d'amore come d'ogni rapporto tra viventi... il nostro pianeta telefonico vibra di conversazioni realizzate o tentate... il risultato di tutto questo è un pigolio universale, che nasce dal bisogno di ogni individuo di manifestare a qualcun'altro la propria esistenza, e dalla paura di comprendere alla fine che solo esiste la rete telefonica, mentre chi chiama e chi risponde forse non esistono affatto."
Italo Calvino (estratti dal racconto Prima che tu dica "pronto")
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