Il padre della sposa, in seguito alle spese sostenute per le nozze dell'amata figlia, è rimasto letteralmente in mutande. Se di primo acchito appare in abiti eleganti e coi guanti in mano, serio e forse commosso, quando la teca viene aperta è oramai privo degli abiti di cerimonia e le mani nude si incrociano a coprire con pudibonderia i buffi mutandoni che gli restano insieme alle scarpe, il reggicalze e la canottiera. Quando l'anta è aperta completamente, oltre il vetro, tutto risulta visibile. Si tratta di una rappresentazione ironica e disincantata di una convenzione, in effetti il fatto che debba essere la famiglia della sposa a "pagare il matrimonio", appare una tradizione anacronistica quanto assurda, una sorte di mercificazione. La teca simboleggia appunto la tradizione mentre la silhouette dell'uomo ancora una volta riprende le figurine di carta per bambini da ritagliare ed abbigliare. L'immagine del padre è costituita da un calligramma tratto da un racconto di Andersen "Il babbo ha sempre ragione", dove il " pater familias" viene tratteggiato con spirito sarcastico e amaro, mettendo in discussione le usanze borghesi. Il lavoro fa parte di un dittico, alla teca infatti è affiancata la sposa, anche lei vestita e svestita, speriamo più allegra del suo "povero" genitore.
Camilla Bertolino |
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