Da "La verità della nostalgia" ritorna lo scheletro, in questo caso ridotto alla sola gabbia toracica. Si tratta in ambo i casi di una riflessione sulla caducità della condizione umana.
Il torace ( a collage ) è sovrastato da una struttura in metallo, si tratta di una sovrapposizione linguistica e simbolica che rimanda alla prigione del corpo.
Ancora una volta Fallini tratta il tema della morte con un'opera inquietante e disincantata, una sorte di "body art" paradossale e assurda in cui il titolo risulta essere la sola chiave di lettura secondo il consueto gioco di rimando delle parole. L'uomo è in realtà scoperto: il corpo è struttura, un'architettura essenziale che diventa tetra archeologia umana.
Camilla Bertolino |
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