Come un atlante illustrato, o un teatro della memoria," l'immagine-rappresentazione" propone infinite relazioni tra le opere prodotte e qui trascritte da Fallini nel corso del tempo. L'allegoria di Ripa della "Memoria", diventa qui un grande archivio, contenuto in una illustrazione data da molteplici richiami ad immagini (autocitazioni), cui riconducono i titoli. Archeologia, mnemotecnica, alchimia e iconologia fanno parte di una grande,quanto improbabile classificazione, una utopia del sapere che diventa una mappa percorsa da innumerevoli strade proposte dalle relazioni tra le opere. L'immagine è infatti costituita da quattro pannelli pieghevoli che rimandano alle carte stradali; sul recto dell'opera compare una carta marmorizzata che ricorda sia le carte idrografiche di Leonardo, sia i teli mimetici, che richiamano l'idea di imitazione e mimesi. L'opera è una indagine avente per oggetto il legame tra parole e immagini. Così come il Teatro di Giulio Camillo rappresenta il più compiuto tentativo rinascimentale di dare forma architettonica ad una rete di parole e immagini, qui Fallini concentra in una immagine una pluralità di processi associativi. Il procedimento è quello della mnemotecnica, la figura, composta dai titoli dei suoi lavori diventa un giacimento di memoria; essa si sottrae al tempo presente dilatandosi in uno spazio costituito da "loci" ordinati e scanditi attraverso le associazioni di immagini, impreviste e imprevedibili, in quanto "imagines agentes", capaci di produrre reazioni. Far ricordare cose passate e creare nessi. La Carta della Memoria rimanda alle parole di Ulrich Raulff nella sua postfazione a "Il rituale del serpente" di Aby Warburg. Nel commentare la magistrale conferenza tenuta da quest'ultimo, Raulff scrive che siamo di fronte a: " un edificio con molte porte d'ingresso, secondo la porta prescelta il paesaggio muta, cambiano i percorsi e le diramazioni, si incontrano incroci imprevisti..."
Camilla Bertolino |
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