L'opera mostra simboli grafici riconducibili alle iniziali dei nomi di alcuni artisti. I monogrammi sono schermati da una lastra di perspex satinato che confonde e opacizza le cifre che, in questo modo, appaiono sfocate e lontane. Il monogramma di un artista o di un artigiano, compare come firma su oggetti e opere di vario tipo, il suo uso talora era imposto dalle corporazioni per impedire la duplicazione illecita del manufatto. Nella presentazione di una mostra del 1976 Fallini spiega che: "Questi lavori fanno parte di un'indagine sui mezzi che permettono all'uomo di orientarsi e creare relazioni fra sé e le cose. Tale ricerca conduce all'impossibilità di spiegare tali relazioni se non in maniera parziale e disgiunta dal momento in cui esse si sono manifestate". Il lavoro va contestualizzato entro il periodo artistico in cui è stato realizzato e mostra un tentativo di superamento del "segno per il segno", sulla base di una ricerca di tipo semiotico, già iniziata da Fallini a partire dalla seconda metà degli anni '60 con le opere in acrilico, (esposte nella mostra Interno). In tal senso, il perspex è esemplificativo dell'annebbiamento e della mancanza di orientamento di fronte al puro simbolo o all'immagine mnemonica.
di Camilla Bertolino |
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