Farneticazioni intorno al Nulla
di Camilla Bertolino
Dubbi sul tempo é un ricordo chiarissimo in questo momento, su una piccola porzione, una sensazione di nulla: sin da quando ero molto piccola mia madre mi faceva ascoltare dischi e ad un certo punto della mia infanzia, non saprei dire quando con esattezza, mi è stato insegnato a usare il giradischi. Non era difficile, si trattava di mettere il disco nel piatto e di alzare con accortezza il braccino. A quel punto aspettavo che dopo qualche giro a vuoto l'apparecchio emettesse musica, ma passava un pò di tempo, tra l'azione e il suo effetto trascorreva qualche istante durante il quale trattenevo il respiro, con l'attenzione tutta rivolta all'attacco della musica, nella tensione dell'attesa. Era un tempo di impalpabile pesantezza eppure sospeso, straordinariamente lungo nella sua brevità, concentrato ed esteso, un momento immobile e in movimento, respirato e fisico, uno spiffero, una particella di durata sfuggita alla normale sequenza temporale e afferrata mentre sta ancora fluttuando.
Ripensandoci ora, credo ci fosse, in quell'istante ininterrotto, mentre il disco girava, qualcosa di simile, di molto vicino a ciò che si intende per eterno: il nulla. Con quei dischi ne avevo sentito il suono; in quel tempo brevissimo l'essere e il divenire erano uniti e ad anni di distanza ho incontrato qualcuno che si è interrogato e ha cercato di raccontarlo il nulla, per questa ragione mi è tornato alla mente come un ricordo che avevo dimenticato.
Porsi domande di questo tipo può essere angoscioso e non condurre da nessuna parte, ma visto il tema trattato, male che vada si potrà dire di non aver concluso granchè e passare ad argomenti più agibili e concreti. In primo luogo occorre capire di cosa è fatto il nulla: l'essere, il tempo inteso come durata, il divenire ne sono le coniugazioni; il nulla è un coagulo di effimero e di "sempre" ed è come un oggetto sgradevole che si è obbligati a tenere ma si trascura volutamente perchè non si sa dove collocare, quindi lo si appoggia nell'angolo poco visibile di una stanza e lo si lascia lì a lungo.
Fallini racconta il nulla attraverso i suoi attori: animali fantastici, immagini classiche o pop, vecchie pubblicità, cadeau... e poi c'è la morte naturalmente. L'opera, ancora della memoria, ruota attorno alla volontà di allontanare la paura attraverso il gioco delle immagini e la contrapposizione dell'effimero a ciò che è permanente, immoto, in un processo di conoscenza, continuazione e rinnovamento. Per affrontare il timore della morte e del nulla non resta che rappresentarlo, così da artista medievale Fallini realizza, con il consueto, paziente esercizio di dilatazione e associazione dell'immagine nel suo scorrere, il tempo della durata e della permanenza. L'opera passa attraverso il mito, rievocando il tempo liturgico concretato nella scrittura che a propria volta rimanda all'idea del cammino e del viaggio. Esiste poi un tempo laico della nostalgia e della riflessione intorno alla morte, essa è teatro e rappresentazione e infine un tempo alchemico della trasformazione e della rinascita.
I lavori sono dunque il frutto della commistione e della sovrapposizione dei diversi tempi del racconto, esso diviene una categoria di conoscenza perchè strumento di rappresentazione di sé. Nascono opere come Flatus vocis primo atto della parola e della creazione, Passim, Sempre, Eternità, La carta della Memoria e La verità della nostalgia. La durata è il mito nella sua ambiguità di rimandi e racconti stratificati. Il mito è un tempo dilatato, una cadenza che racchiude in sè l'istante e il sempre che non ha svolgimento; l'atto deve ancora compiersi mentre il tempo dell'effimero (la teatralità della rappresentazione) è già trascorso.
A quel punto del cammino quasi tuttti i viaggiatori, anche i più esperti e attenti, inciampano sul nulla e allora si porranno due possibilità: proseguire il percorso o fermarsi di fronte al dubbio di non stare pensando assolutamente "nulla" di importante.
Aprile - Maggio 2003 |