L'opera è stata esposta per la prima volta nella mostra "In nome dell'amore", presentata nel 1993 da Arturo Schwarz alla Galleria Vigato. Il supporto, costituito da un grande lenzuolo, è chiaramente legato al contenuto dell'opera trascritta: i racconti di Shahrazād, avevano luogo tra le lenzuola e venivano opportunamente interrotti dalla fanciulla al fine di procrastinare la propria morte. L'opera è scritta su entrambi i lati, sul verso le parole illustrano due storie sotto forma di calligrammi tra loro interconnessi: ad Aladino, infatti, allude l'immagine di una lampada, ma dal beccuccio di quest'ultima si levano sinuose linee di fumo che compongono un'immagine sospesa nella parte soprastante e delineano in tal modo la storia del cavallo incantato. Due tessiture si sovrappongono: quella costituita dalla scrittura e quella propria del lenzuolo. La trama e l'ordito composte dalla scrittura, intrecciano storie che appaiono in qualche modo ripetute perché sovrapposte alla trama e all'ordito del tessuto, quasi ad evocare l'eco delle parole, la ripetizione di racconti che si fanno immagine. Nel recto compare la pura scrittura, qui l'inchiostro della penna a sfera crea striature e bande cromatiche, mentre le parole e le righe compongono una sorta di decorazione calligrafica fatta di minute lettere. I lavori presentati nella mostra, seguivano un preciso filo conduttore, erano infatti esposti: "Il Cupido" "La sposa messa a nudo" ricamati su lenzuolo e la "Cintura di castità", in un ironico quanto macabro presagio di ciò che avverrà in nome dell'amore. Camilla Bertolino |
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