Con quest'opera Fallini sembra voler contraddire, ironizzando, il concetto di " Bello" winckelmaniano. La divinità classica è seduta su di una sorta di capitello-water, dalla sua bocca si diparte un cordone che ripercorre il tratto gastrointestinale della donna. La figura si staglia su un fondo bianco costituito da carta assorbente mentre il suo atteggiamento riflessivo rammenta l'iconografia della "Melanconia" anche se qui, in luogo dell'umor nero il riferimento è relativo alla fase alchemica dell'albedo. Il candore, la purezza e il mito classico idealizzato scompaiono nel contrasto: dal bianco del fondo e della figura al nero del filo e del contorno. Dal titolo si desume che l'opera è una citazione del poema "Celia" di Jonathan Swift. Nomen omen, suggerisce Fallini.
Camilla Bertolino |
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