L'opera si ispira alla locuzione latina "Et campos ubi Troia fuit", "E i campi dove si trovava Troia", frase tratta dal libro III dell'Eneide di Virgilio, pronunciata da Enea nel momento in cui, mentre Troia brucia, conduce i superstiti al di fuori della città. Due personaggi, Enea e il padre Anchise, emergono da un fondo scuro, perchè bruciato dalla pirografia (allusiva al fuoco della città), mentre nel cielo notturno, una stella li guida nella fuga dall'incendio di Troia. Enea e Anchise sono di spalle e il figlio sorregge il vecchio padre, quest'ultimo ha il capo rovesciato sulla schiena e guarda, al contrario, lo spettatore. Anchise in questo modo, dà un ultimo sguardo alla città distrutta, la sua testa è collegata al corpo attraverso una cerniera che ne impedisce la decapitazione. Di qui il titolo dell'opera, allusivo alla speranza del vecchio di un ritorno e di una ricostruzione "daccapo" di Troia. La maschera che indossa indica infatti il suo desiderio di dare un nuovo volto alla città, mentre col "capo" riverso la guarda, per l'ultima volta, di lontano.
Camilla Bertolino |
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