"In un piccolo palcoscenico si trovano due figurine d'antan.
L'uomo è decapitato, il suo volto tuttavia risulta paradossalmente riflesso in uno specchio che tiene in mano, fronteggiato da una donna in corpetto. L'uomo non rinuncia a rimirarsi nonostante la decapitazione, così come la donna sembra contemplare la collana di corallo che indossa.
Il sangue coagulato sul collo dell'uomo ricorda la nascita mitologica del corallo avvenuta dal contatto di alcune alghe con la testa recisa della Medusa.
Opera alchemica ed emblematica; un sipario assurdo in cui appare tutta la mutevolezza della rappresentazione. Che si tratti di una riflessione sull'immortalità del narcisismo, sull' "Humana Fragilitas" e sulla caducità della bellezza?
Camilla Bertolino |
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