"Dosso Dossi, artista attivo alla corte ferrarese usava firmare alcuni suoi lavori con l'iniziale del suo nome,dipingendovi accanto un osso. La firma è un indizio del suo modo bizzarro ed estroso di essere artista, ben evidente nei soggetti eccentrici e inconsueti (basti pensare a quadri come "Giove che dipinge le farfalle"). Fallini fa un omaggio al pittore reiterando il rebus di Dosso Dossi, alla "D" però affianca due ossi (acquistati rigorosamente in un negozio di animali) e inserisce il tutto entro un segnale stradale di pericolo. Da un lato il triangolo che ci indica appunto la presenza di dossi, dall'altro un doppio omaggio: non solo a Dosso ma anche al di lui fratello Battista, (i Dossi infatti erano due), quest'ultimo meno noto ma anch'egli straordinariamente estroso e dotato, tanto che l'Ariosto cita entrambi nel XXXIII canto dell'Orlando Furioso tra i pittori "di quai la fama sempre starà fin che si legga e scriva". La firma spicca su un fondo verde, un finto prato in moquette, che rimanda all'uso di Dosso di porre il proprio nome sulle porzioni di prato dipinte in alcune delle sue tele. La "D" in materiale acrilico è tagliata a laser e diviene quasi una insegna al neon, un emblema riveduto e attualizzato. Fallini fa un'operazione contraria ai suoi "Monogrammi" ed entra nello spirito giocoso e manierista tipico del tardo '500.
Camilla Bertolino |
|